Un concetto chiave nell’allenamento e nella vita
Esistono varie fasi che descrivono il modo in cui ci si approccia ad una disciplina sportiva: si va dall’entusiasmo sfrenato all’inizio, alla noia e alla frustrazione che caratterizzano lo stato d’animo di quando si sta perdendo interesse.
L’intensità e l’ordine di queste fasi variano da soggetto a soggetto, così come varia da soggetto a soggetto la ragione che spinge ad avvicinarsi a quel determinato sport.
Andando a combinare le varie fasi che caratterizzano il proprio percorso sportivo con le varie motivazioni che spingono a praticare quella determinata attività ci si può fare un’idea di come potrebbe evolvere il proprio percorso.
Spesso queste combinazioni portano ad esiti positivi che permettono di vivere il proprio percorso con serenità ed entusiasmo, altre volte invece nascono delle combinazioni patogene che conducono rapidamente verso il malessere e il deterioramento dei propri rapporti sociali. Si tratta di uno scenario tutt’altro che insolito nel mondo del fitness: conosciamo tutti quel nostro amico a cui abbiamo visto cambiare comportamento nel corso del tempo, a cui cioè l’entusiasmo iniziale è mutato in un’ansiogena ricerca di perfezione fisica.
Purtroppo in certi casi si rientra nel campo della psicopatologia (vigoressia) e, come tutte le psicopatologie, si tratta di una materia di competenza specialistica. Esistono tuttavia delle combinazioni molto più subdole che, pur non conducendo alla stessa ossessività della vigoressia, danneggiano gravemente la psiche della persona.
Si tratta di tutte quelle situazioni in cui, forte di tutta una serie di successi sociali dovuti al proprio miglioramento fisico, il soggetto inizia a considerarsi speciale e a vedere gli altri come: difettosi, indisciplinati o, più in generale, inferiori a sé. Questo succede soprattutto quando, alla fase dell’entusiasmo iniziale, si associa una spinta all’allenamento mossa da un profondo senso di inferiorità verso gli altri. È il tipico esempio di cosa giusta fatta per le ragioni sbagliate e, come tutte le cose giuste fatte per motivi sbagliati, dopo un po’ di tempo inizia a causare non poche sofferenze psicologiche. Infatti l’effetto immediato di questa trappola è lo sviluppo di un’idea di sé tanto grandiosa quanto fasulla che, se da un lato può far stare bene per un periodo, dall’altro inizia a minare le nostre abilità sociali fino a un punto critico. La falsa autostima che ci si è costruiti si scioglie come neve al sole nel momento in cui la realtà contraddice tutte le difettose convinzioni nate dall’incontro tra una motivazione sbagliata e un entusiasmo transitorio.
Come fare quindi per assicurarsi che l’incontro tra la fase che si sta vivendo e la motivazione che ci ha spinti ad intraprendere un certo percorso non faccia nascere una combinazione patogena? La risposta sta nel riscoprire un concetto che sembra essere scomparso da secoli dal dibattito filosofico occidentale: l’equilibrio.
In biologia il termine equilibrio indica: “[…] il rapporto quantitativo costante che si stabilisce in un determinato ambiente tra i rappresentanti delle varie specie animali e vegetali legati tra loro da relazioni antagonistiche o mutualistiche, che è condizione indispensabile della loro persistenza”.
Treccani
In altre parole si tratta di una condizione indispensabile per il mantenimento della vita e, nel mondo del fitness, è una condizione vitale per poter apprezzare il proprio percorso e ottenere risultati duraturi. La chiave sta nel porsi le giuste domande per verificare che la fase del proprio percorso che si sta attraversando sia in equilibrio con la motivazione che ci ha spinti ad iniziare ad allenarci.
Cominciare a porsi domande come:
considerando quello che voglio ottenere, in questa fase sento che mi sono richiesti più impegno e sofferenze di quelle che avevo messo in conto oppure no?” è un ottimo modo per verificare il giusto rapporto quantitativo tra quello che si sta dando e ciò che si sta ricevendo dal proprio percorso. Se ci si accorge che sono più i disagi e le sofferenze che le soddisfazioni allora è bene fermarsi immediatamente per evitare che la situazione precipiti. Spesso però questi semplici richiami al buon senso vengono espressi con il tono paternalistico di chi, non conoscendo a fondo il mondo del fitness, si crede un buon consigliere mentre invece è solo fastidioso per chi lo ascolta.
È solo cominciando a pensare all’equilibrio come a un concetto concreto ed efficace che possiamo renderlo uno strumento operativo capace di rendere la nostra vita esattamente come la vogliamo.
Prof. Antonio Parroni
Personal trainer
Diplomato ISSA Europe
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